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martedì 29 giugno 2010

Santo del giorno, calendario comune 29 giugno 2010

Oggi la Chiesa ricorda i due apostoli Pietro e Paolo, colonne e fondamento della Chiesa Romana. Sappiamo tutti delle vicende collegate ai due apostoli ben descritte nel Nuovo Testamento. Qui vorrei soffermarmi sui simboli applicati da Gesù all'Apostolo Pietro. Il primo è quello della pietra, evocata nel nome stesso aramaico Kefà, segno di stabilità e sicurezza: Pietro renderà visibile la pietra fondante, primaria e divina, di Cristo sulla quale poggia la Chiesa. Le chiavi sono il secondo simbolo, che non rimanda solo al potere giuridico di gestione di un regno o di una comunità, ma anche la responsabilità di insegnamento, tenendo in mano la chiave autentica dell'interpretazione della parola di Dio. La terza immagine è di tipo forense ed è nota anche al mondo rabbinico antico: è il legare e sciogliere, ossia il rimettere i peccati nel nome del Signore, ma anche l'ammonire, l'esortare, il formare nella fede i fratelli.
Pietro venne martirizzato a Roma, in quella "Babilonia" dalla quale aveva scritto la sua prima lettera.
Per ciò che riguarda Paolo, da molti considerato il vero e proprio genio inventore del cristianesimo, quale noi conosciamo, la sua predicazione si incentra su due concetti chiave ben espressi nella lettera ai Romani. I due concetti chiave sono: chàris e pistis. La prima indica la grazia, ossia l'amore di Dio, che per primo si mette sulla strada dell'umanità ferita dal peccato. Questo concetto è spesso contrapposto alla legge a sottolineare la novità di Cristo, dove prevale la legge dell'amore giustificante di contro alla precettistica giudaica che solo aveva come risultato quello di risvegliare il peccato.
Pistis è invece un concetto che egli usa polemicamente di contro alla sapienza filosofica che relegava la pistis al primo grado più elementare della conoscenza. Senza rinnegare le possibilità di una conoscenza più elevata della dottrina cristiana, egli sottolinea la dignità già della pistis in quanto qui non si tratta di aderire a miti fabulistici, ma alla storia vera e reale del Cristo incarnato, morto e risorto per tutti gli uomini.
Secondo la tradizione (la sua morte non è registrata nel N.T.) Paolo morì a Roma decapitato.

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