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lunedì 29 aprile 2013

poesia o non poesia

La famosa frase di Adorno: "non piu' poesia" dopo Auschwitz può essere utile se ci riferiamo al silenzio nei riguardi del dolore di fronte a questa tragedia immane, ma attenti al pericolo che la non-poesia diventi il pretesto per un'altra Auschwitz, che il mondo moderno e contemporaneo sta consumando, quello di sacrificare la fantasia, la creazione e l'emozione poetica ad un realismo ammantato di serietà e di religiosità, dove in fondo l'unico valore custodito è il denaro od un supposto modello globale di desiderio, spesso conseguito in una vita convulsa e priva di valori, dove programmaticamente si giustifica l'eliminazione dei poveri, degli improduttivi e dei dissidenti, per il semplice fatto che la loro vita non è in linea con la curva del reddito attesa, come se la dignità della vita potesse commisurarsi ad un quantum di denaro; in questo senso la non-poesia è una copertura di una idolatria di massa e come tale non giustificabile.

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