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lunedì 17 maggio 2010

misteri gaudiosi: un contributo alla riforma della società

In quest'epoca di pazzi (io sono il peggiore, i fatti stanno a provarlo) proviamo a rileggere i saggi e paterni avvertimento del papa Leone XIII, circa un secolo fa, quando cominciavano a scatenarsi i primi prodromi di quei mali che col passare del tempo sarebbero diventati irreversibili, come dimostra l'affollamento sempre maggiore delle sezioni psichiatriche degli ospedali, di cui anch'io sono stato inquilino.
Premesso che è inutile essere saggi in un mondo di pazzi e concesso anche che quelli che vanno a finire negli ospedali psichiatrici non siano i peggiori, ma semmai le persone più sensibili ed aperte ad un mondo verso il quale sarebbe degno rispolverare antichi preconcetti, divenuti un pò polverosi anche per l'incipiente debolezza infragenerazionale, che vede sempre più aumentare la debolezza fisiologica, insieme ahimè ad una richiesta di prestazione, anche da parte dei saggi, che, come volevasi dimostrare, non sono poi forse così saggi! Insomma nella Babele moderna, frantumati gli antichi paletti fra le classi sociali, proviamo a recuperare qualche pillola di saggezza che possa ammorbidire un pò i colpi del disastro imminente.
Ecco allora che il mite ed assennato Leone XIII, memore dei suoi umili natali, (già questo avrebbe evitato a me molti guai), parlava dei misteri gaudiosi del rosario come di una via per l'apprezzamento di quelle virtù dimenticate, del senso comune, che risiedono ad esempio nell'apprezzamento di una vita umile e laboriosa, del contentarsi di poco, nel non fuggire la campagna per vane prospettive offerte da una spesso effimera società cittadina, insomma da tutte quelle virtù del buon cattolicesimo tradizionale che sono state spazzate via dal turbocapitalismo, dal quale siamo un pò tutti contaminati. Tuttavia a ben guardare molte persone che hanno avuto successo non hanno disdegnato il rosario (cito per tutti Michelangelo), ed allora auspichiamo che sogniamo un successo, anche solo parziale, quando abbiamo ben lavorato, piuttosto di rincorrerlo a compensazione della nostra pigrizia, come quasi sempre accade, cosicchè esso sia un compenso della nostra virtù e della grazia di Dio, piuttosto che un desiderio disperato ed infantile che rincorriamo dopo aver perso la battaglia più grande, quella con noi stessi e con la nostra interiorità.
Auguro una buona giornata a tutti Voi.

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