E' anche uno dei maestri più insigni della Chiesa siriaca, chiamato anche "arpa dello Spirito Santo".
Il giovane Efrem studia a Nisibi con un maestro eccezionale: il vescovo Giacomo, uno dei padri del Concilio di Nicea del 325. Questi lo segue negli studi e poi lo aiuta a fondare e guidare una scuola di teologia. Così diventa maestro di futuri sacerdoti. Quando la sua terra è teatro della guerra fra l'impero romano e quello di Persia, egli abbandona la città e si rifugia ad Edessa in Siria. Vi resterà fino alla morte, continuando il suo lavoro di predicatore, di insegnante, di scrittore. In particolare Efrem eccelle nella poesia con cui trasfonde nel discorso teologico una ricchezza fantasiosa di espressioni, che lo rende diverso dai teologi occidentali.
Le sue prediche e i suoi scritti, anche di argomento teologico, hanno a volte la risonanza di poemi parlati, con una loro cadenza ritmica che li rende attraenti e soprattutto più facili da ricordare e citare. Con una ricchezza di immagini e di paragoni che invece non sono troppo vicini al gusto occidentale. Efrem, poi, non conosce il greco, e questo lo rende estraneo, lo tiene fuori dai grandi dibattiti teologici che si svolgono in questa lingua.
Questa "arpa dello Spirito Santo" riceve un altro soprannome tra i suoi: "poeta della Vergine". In questo campo è quasi un pioniere. E' certamente un testimone di quanto sia antica la venerazione per la Madre di Gesù. Compose, infatti, molti inni in onore di Maria, cantati, ancor oggi, nella Chiesa caldea, specialmente in tre grandi feste dedicate alla Madonna: quella natalizia detta "delle congratulazioni"; quella del 15 maggio, che invoca la protezione di Maria sulle campagne, come "Nostra Signora delle sementi" e infine quella dell'Assunzione il 15 Agosto. Nel XX secolo, papa Benedetto XV ha proclamato sant'Efrem Siro dottore della Chiesa.
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