Egli fu il primo vescovo di Torino di cui si abbiano notizie sicure. Gli estremi dell'episcopato vengono posti tra il 381 ed il 465; periodo troppo lungo per un solo vescovo, per cui gli storici ne prendono in considerazione uno dottore, il nostro, ed un altro che figura in un sinodo milanese del 451 ed in un concilio romano del 465. Dei suoi scritti restano le omelie, monumento del suo genio e della sua santità, spesso riportate nella attuale liturgia delle ore, capolavoro di sapienza e di eloquenza cristiana. In esse San Massimo si rivela pastore mite e tollerante, ma all'occorrenza fermo e deciso contro il paganesimo e le eresie del suo tempo.
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