Senza dubbio, allora va detto che il Dio trinitario fa tutt'uno con l'altro scandalo centrale della dottrina cristiana, quello della incarnazione. E' la prima volta infatti che viene interrotto in teologia l'ordinario processo di purificazione che consiste nel ritorno all'Uno, dopo qualche sbandamento nel contesto di qualcuna delle varie manifestazioni del molteplice, simbolo del peccaminoso. Sia lo spirito greco che anche la prima alleanza sopravvalutavano l'uno il maschile, contro il duplice femminile, l'intelletto di contro alla sensazione, illuminando tutto il percorso etico come ritorno all'uno. La novità del Cristo, sta nell'aver mostrato come questo processo se estremizzato può portare ad una ubris della giustizia verso il peccatore, ad un irrigidimento nel giuridico e nell'autorità tale da vanificare gli obblighi di solidarietà e compassione verso i deboli ed i più colpiti da un destino, spesso anche cieco e non puramente razionalizzabile dalla consunta dottrina della retribuzione. Ora Dio si manifesta essenzialmente come relazionalità, piegandosi sulle realtà deboli, oltre la durezza del cuore, e manifestando così il primato assoluto dell'Amore.
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