domenica 23 maggio 2010
il rosario come fondamento di una permanenza
Stiamo vivendo in un epoca di transizione dopo la crisi delle ideologie, dove il pensiero di fa liquido e quindi instabile nel radicarsi in valori certi. Resta però nell'uomo una nostalgia di eterno e di permanenza, di contro al fluire puramente caotico e spesso caratterizzato da una deriva mortale nei pensieri e nella vita. In questa ottica, e se il rosario fosse quell'ancora verso la permanenza di cui tutti abbiamo comunque bisogno? In una mia poesia del mio primo libretto "Gocce di rugiada..." parlavo del rosario come di una entità che unisce una fedeltà alla tradizione insieme ad un'opzione di fiducia verso il futuro ("Santo Rosario, tu sei il termine antico che non voglio spostare, la direzione giusta per l'avvenire..."). Secondo me allora il Santo Rosario costituisce quella traccia mariana e cristologica, che se percorsa, ci può aiutare a conferire un senso al divenire spesso caotico della nostra esistenza, lasciando emergere un significato alla nostra vita ed una risposta alle domande insopprimibili della esistenza e forse, in fondo al percorso, anche un barlume di continuità alla nostra condotta non sempre lineare. Infatti il caos è inevitabile all'essenza del Kairos e quindi anche della Grazia, ma perchè non sia patologico occorre che da esso emerga il parto compiuto di una "virtù", altrimenti per dirla con Geremia alla fine del processo "apparirà uno stolto" (Ger. 17,11), ovvero un aborto, cioè un'opera non compiuta o fatta male. Insomma il rosario è una scommessa su Gesù e Maria che vale la pena di incominciare... e perdurare.
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